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Carla Fracci: un piccolo tributo alla nostra musa ispiratrice

27 maggio 2021: CARLA FRACCI CI HA LASCIATO….

Non posso non unirmi, con tristezza e grande affetto, al dolore di tutti gli appassionati di danza classica e
dei tanti amanti della bellezza e dell’arte per la scomparsa di Carla Fracci.

Molti, ben più quotati di me, parleranno di Carla Fracci, che è stata una delle più grandi ballerine del nostro tempo:
ne racconteranno la vita, i grandi successi internazionali, la capacità di non rinchiudersi nel mondo del
balletto, aprendosi ad altre forme di spettacolo, dalla TV alla recitazione…

Cosa ha rappresentato per me Carla Fracci?

Io vorrei invece ricordare ciò che ha rappresentato per me: quante volte l’ho vista ballare sul palcoscenico della Scala, nei ruoli principali dei più celebri balletti, incarnando di volta in volta la principessa Aurora, Giulietta, Giselle…

Ecco: Giselle, il ruolo che avrà danzato migliaia di volte, suscitando sempre una fortissima emozione.

Quando nel primo atto, innamorata e fiduciosa, danza col principe, quando, eterea e sfuggente, difende tuttavia il suo Albrecht salvandolo dalla morte.

Ma c’è un momento in cui Carla Fracci è stata insuperabile: la scena della pazzia di Giselle; non ho mai visto nessun’altra ballerina interpretarla in un modo così drammatico e coinvolgente.

Carla Fracci e Rudolph Nureyev

Carla Fracci ha avuto come partner i migliori ballerini, ma io mi ritengo veramente fortunata per averla
vista molte volte danzare con quello che ritengo il più grande ballerino del ‘900: Rudolph Nureyev.

Anche se lei ha sempre ammesso che Rudy non era il suo partner preferito, vederli danzare insieme era
un’emozione che sentivi afferrare tutti gli spettatori.

Ho due ricordi recenti di Carla Fracci, uno reale e l’altro solo virtuale.

Nel novembre del 2019 l’ho incontrata dietro le quinte del Teatro Carcano dove mi trovavo per congratularmi con la bravissima Sabrina Brazzo, interprete dello spettacolo “La mia vita d’artista”. Sempre bella, signorile, aveva molto apprezzato lo spettacolo ma, conversando, si era rammaricata di come la Scala non l’aveva mai chiamata a collaborare per trasmettere alle nuove generazioni tutto ciò che la sua lunga carriera le aveva insegnato.

Carla Fracci ed il Teatro alla Scala di Milano

A fine gennaio di quest’anno, finalmente, il nuovo direttore del Ballo, Manuel Legris, le aveva affidato
due masterclass , trasmesse in diretta sulla Rai e sul sito del Teatro alla Scala, proprio per guidare le due
prime ballerine che avrebbero interpretato Giselle nella nuova produzione: “una imperdibile e preziosa
occasione per entrare nei dettagli e nelle sfumature di questo personaggio e di questo balletto, attraverso uno dei momenti più struggenti, la scena della pazzia di Giselle, che la grande étoile ha reso memorabile nella sua drammatica intensità, e alcuni passaggi dei due protagonisti nel secondo atto” ( come troviamo scritto nella presentazione dell’evento).

Ho potuto seguire in streaming quest’ultimo impegno della Fracci che, ne ero certa ( e in un’intervista il
figlio lo ha confermato), era felice di donare la sua esperienza a delle giovani colleghe e, forse, vedeva in
questa iniziativa una forma di risarcimento da parte del suo Teatro, fino ad allora piuttosto ingrato nei
suoi confronti.

Carla Fracci e la sua, la nostra, Milano


Carla Fracci è stata un’icona della danza, ma forse anche un simbolo per Milano: la fierezza con cui
parlava delle suo origini umili, la tenacia con cui è passata dal ruolo di spinazzit (il nome che noi milanesi diamo alle giovani allieve della scuola di ballo scaligera) a quello di étoile, il grandissimo talento che non l’ha mai portata alla superbia, la forza con cui ricordava che la danza classica è fatta di fatica e di
sudore…questo ed altro l’hanno fatta amare dalla sua città come pochi altri celebri concittadini.

Adriana