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Moda a Parigi

FASHION WEEK: VERSO L’ADDIO DI UN’EPOCA CRUDELE  

Di 22/02/2020Aprile 30th, 2021No Comments

Forse un piccolo passo. Forse la rivoluzione. In poche parole cambiamento.

Dalle passerelle delle Fashion Week di Parigi, New York, Londra e Milano, alla cerimonia degli Oscar a Los Angeles, sono sempre di più gli stilisti e le case di moda che stanno mettendo alla porta pellicce, pelle, lana e piume.

E questo non solo perché l’industria della moda è seconda quando si tratta di inquinamento, ma anche perché nel settore tessile la violenza sugli animali è paragonata a quella attribuita nel settore alimentare, ma con la differenza dell’utilità.

Si recano sofferenza e morte per pura vanità, per indossare pellicce e foulard di seta come moderne Crudelia Demon.

Questa inversione di rotta è dovuta alle tante realtà come la PETA (People For The Ethical Treatment of Animals) e Animal Equity che con le loro inchieste e video inchieste hanno documentato l’orrore e la crudeltà degli allevamenti.

Così, la coscienza dei creativi ha portato allo studio e all’innovazione di nuovi tessuti con un bassissimo impatto ambientale e senza cattiveria.

Tra i paesi promotori di questa nuova cultura ci sono gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Germania e la Francia che investono in questo nuovo settore, con un aumento significativo dei prodotti segnalati come vegani. In modo particolare la Francia, dove il nuovo trend è destinato  a crescere considerevolmente, visto l’impegno di Parigi a diventare la capitale della moda sostenibile entro il 2024.

Forse si è arrivati ad un punto dove la consapevolezza è diventa maggiore della vanità, dove l’indifferenza lascia spazio all’attenzione e dove il Cruelty Free non diventa solo una parola di tendenza ma anche un atto concreto che ci fa ben sperare in un vero cambiamento.

Il dubbio però è legittimo, in quanto la moda è ciclica e in continuo mutamento. Nel 2020  speriamo che questa non sia l’ennesima tendenza passeggera ma il MUST di tutte le stagioni e di tutte le collezioni.

 

PROTAGONISTI DEL CAMBIAMENTO

Stella McCartney con una collezione sostenibile all’80% la sua è sempre stata una produzione rispettosa della natura, degli animali e delle risorse del pianeta.

Elisabetta Franchi uno dei primi marchi Made in Italy che ha abolito la lana d’angora, pelli e pellicce ed ha aderito al progetto Animal Free alla LAV.

Vivienne Westwood ha fatto della rivoluzione climatica la sua battaglia più importante. Vegetariana di lunga data ha una produzione Fur Free dal 2007, dopo aver assistito alle video inchieste della PETA.

Calvin Klein già nel lontano 1994 aveva abbandonato l’uso delle pellicce per la questione etica degli animali. E’ una maison in continua sperimentazione di nuovi tessuti.

DVF unitamente alla PETA combatte le sue battaglia per l’eliminazione delle pelli esotiche, la lana d’angora e le pellicce

ITALIANS DO IT BETTER

Anche se ancora non siamo il paese che investe di più, sono tanti i grandi nomi del Made in Italy che hanno detto no alla crudeltà sugli animali eliminando dalle loro sfilate le pellicce e le pelli. Elisabetta Franchi, Gucci, Versace, Guardini, Armani, tutti stanno scegliendo una moda consapevole. Tutti scelgono il cambiamento.

 

UN INVESTIMENTO IMPORTANTE

In un momento di crisi economica come quello che stiamo attraversando, molti brand di moda non possono e non riescono a rinunciare a tutti i materiali di origine animale, più economico, e convertire la produzione in una produzione sostenibile.

In Italia, ad esempio, è nato il Rating Animal Free Fashion (ideata da LAV) la prima iniziativa internazionale a favore di una moda etica e che mira a difendere tutti gli animali sfruttati nell’industria dell’abbigliamento: quindi non solo animali “da pelliccia”, ma anche animali utilizzati come risorse di “piume”, “pelle”, “seta” e “lana”.

 

E NOI?

La moda è un’espressione dell’arte. Ci fa stare bene. Gli abiti che abbiamo visto sfilare sulle passerelle più importanti del mondo assolvono non solo una funzione necessaria- cioè quella di coprire l’individuo- ma riveste una forte funzione sociale. Le sfilate servono anche a questo; ad incentivare i futuri consumatori a scelte più consapevoli.

Non è importante se il nostro shopping sia ha haute couture o da budget limitato. Oggi non è mai stato così semplice scegliere un look totalmente cruelty free.

Possiamo essere alla moda senza essere crudeli.

 

Mariolina