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Interviste

LA NOSTRA INTERVISTA ALLA SCRITTRICE SARA RATTARO

Di 22/09/2021Settembre 23rd, 2021No Comments

Fin dal suo esordio Sara Rattaro è sempre stata una delle mie autrici più apprezzate.

Amata dai lettori italiani quanto da quelli Europei, ha vinto nel 2015 il prestigioso premio Bancarella con il libro “Niente è come te”.

Si è sempre distinta nella sua carriera per aver scelto di trattare temi difficili nei suoi romanzi. Temi delicati, che non possono non far riflettere il lettore e che sanno toccare punti nevralgici della società in cui viviamo.

Ad ogni uscita di un nuovo romanzo al posto di improbabili segnalibri uso sempre una matita. Una matita che mi serve per sottolineare i tanti pensieri, i tanti passaggi in cui si rispecchiano molte delle mie emozioni.

Il suo stile è semplice e scorrevole, ma il vero punto di forza di Sara sono i suoi personaggi e la facilità con cui si possono sostituire i loro nomi con i nostri.

Noi della redazione di Una Milanese a Parigi abbiamo avuto il grande privilegio di intervistarla e di parlare con lei del suo ultimo libro.

 

Ci racconti chi è Sara Rattaro

Sono una scrittrice genovese con una storia un po’ diversa da solito. Laureata in biologia e appassionata del mondo scientifico inizio a scrivere storie fin da piccola non credendo mai che sarei diventata una scrittrice. Poi, la vita ha fatto il suo corso e oggi oltre a scrivere romanzi, insegno scrittura creativa.

 

Da dove nasce la tua passione per la scrittura?

Credo sia nata con me. Ho sempre saputo che scrivere mi faceva stare bene ma di certo non avrei mai pensato di farla diventare la mia vita. Ho sempre letto moltissimo e forse la passione è nata anche attraverso la magia delle storie in cui mi immergevo.

 

Quello che mi ha sempre colpito dei tuoi libri è la delicatezza con cui tratti temi importanti come il rapporto tra genitori- figli, l’amore e i rapporti di coppia. Qual è la motivazione che ti ha spinto ad affrontare queste tematiche così delicate?

 

Osservo la vita e se vuoi raccontare una storia oggi non puoi ignorare tutti quei sentimenti che collidono in quello che chiamiamo famiglia.

Credo che la mia generazione si sia portata sulle spalle il più grande cambiamento sociale degli ultimi tempi che riguarda proprio i rapporti famigliari, il significato di famiglia e la libertà di non doverla costruire sempre in modo tradizionale.

 

C’è un personaggio, tra i tuoi numerosi romanzi, che senti più tuo? Perché?

 

È come chiedere a una madre di scegliere tra i suoi figli. I personaggi si devono amare anche se sono terribili e lontani da noi. È una legge fondamentale per fare questo mestiere. Certo, ci sono personaggi che hanno segnato la mia fortuna come Viola di “Un uso qualunque di te” o Matteo di “Non volare via” o Emma di “Splendi più che puoi”.

 

Ma veniamo al tuo ultimo romanzo “Una felicità semplice”; Devo confessarti che ho avuto un po’ di difficoltà a terminarlo senza commuovermi per i numerosi spunti di riflessioni che offre. E’ un libro che parla di ripartenze, anche in tarda età. Credi che sia davvero sempre possibile?

 

Sì! Lo credo e sono convinta che l’essere umano sia fatto per rialzarsi, per reagire, per salvarsi. È nelle situazioni più dolorose e difficili che diamo il meglio di noi, che capiamo chi siamo, che decidiamo chi voler essere. Sembra strano a dirsi ma quando la vita ti dà uno schiaffo violento, non sembra, ma ti sta offrendo anche un’opportunità.

 

In questo romanzo la felicità è meno lontana di quanto ci si aspetta; vive addirittura nello stesso palazzo. Questo è in netta contrapposizione con i protagonisti di “La giusta distanza” dove abbiamo visto che allontanarsi sembra essere indispensabile a volte per essere felici. Che “responsabilità” ha la distanza sulla felicità?

 

Una felicità semplice” è figlio del Lockdown e la dimensione del palazzo, del chilometro zero, dei rapporti più intimi arriva da lì.

La distanza è comunque un fattore determinante perché in qualsiasi rapporto deve essere calibrata spesso. Le persone cambiano, crescono e si evolvono ma non sempre in una coppia questo avviene rispettando gli stessi tempi e gli stessi momenti. Aspettarsi o saper accelerare il passo è necessario a volte.

 

I due protagonisti, Cristina e Andrea, ad un certo punto si trasferiscono a Parigi. C’è un legame che ti lega a questa città?

 

La adoro e la conosco abbastanza per ambientarci un romanzo. Non sono un’autrice che però caratterizza troppo i luoghi. Sono più concentrata sulla trama e sui personaggi e i loro sentimenti.

 

 

Per finire una domanda personale: che cos’è per te la felicità? 

 

Domanda difficile che ha assunto un valore diverso da quando sono madre. Credo che la felicità sia un insieme di cose, spesso molto piccole che però non dobbiamo smettere di apprezzare.

 

Mariolina Web Content Editor