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Articles en françaisInterviste

Adam Naas al Festival Chorus

Di 29/04/2019Aprile 14th, 2021No Comments

Dopo aver visto Adam Naas in concerto al Festival Chorus, ci aspettavamo di incontrare un artista esuberante e sicuro di sé. E invece no, perché una volta sceso dal palco, Adam Naas torna ad essere un ragazzo timido e riservato. Abbiamo avuto il privilegio di intervistarlo e di scoprire un po’ cosa si nasconde dietro la maschera dell’artista.

 

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Sorprendente. È così che potremmo definire Adam Naas. E camaleontico. La sua musica è difficile da definire, impossibile da etichettare. Un timbro inconfondibile e una voce unica che gli permette qualsiasi cosa, di passare dalle note più acute alle più gravi. Giovanissimo, il primo successo è arrivato nel 2016 con Fading Away. Il 6 aprile, sul palco della Grande Seine della Seine Musicale, la sua voce ci ha letteralmente catturati. Talmente varia da farci credere che Adam Naas non fosse l’unico a cantare in quel momento. Quando gliel’abbiamo confessato durante l’intervista si è messo a ridere : “Mi diverte”- ci ha risposto ed è proprio questo che il pubblico percepisce immediatamente : Adam Naas si diverte sul palco perché è il suo habitat naturale.

 

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  • Quando hai capito che la musica poteva diventare la tua professione ?

 

La prima volta che sono salito sul palco e che mi sono trovato di fronte a un pubblico ho capito che ero al posto giusto e che avevo finalmente trovato la mia strada. Mi piace salire sul palco ed essere con i miei migliori amici, Chris et Louis, che hanno iniziato l’avventura insieme a me.  

 

  • Spesso ti paragonano a grandi artisti come Prince. Quali sono i tuoi cantanti di riferimento ?

 

Sono troppi per poterli citare uno a uno. Penso che mi abbiano influenzato un po’ tutti. In generale, è la personalità di un artista che mi ispira. Mi attirano i personaggi un po’ stravaganti come David Bowie et Freddie Mercury, degli artisti che sembrano dire « Eccomi qua, sono fatto così, sono un po’ strano, e allora ? ».

 

  • Come nascono i tuoi brani e di cosa parlano principalmente ?

 

Io e gli altri ragazzi della band abbiamo uno studio di registrazione a casa ed è per me il luogo ideale per scrivere i testi perché ho tutto a portata di mano e posso lavorare dalla mattina alla sera senza interruzione. In generale, mi piace raccontare un po’ della mia vita nelle canzoni che scrivo : il primo album ho deciso di intitolarlo “Love” perché sentivo il bisogno di parlare di amore, era come se avessi un peso di cui volevo liberarmi. Il mio modo di comporre è un po’ cambiato col passare del tempo : ultimamente mi diverte scrivere in modo “cinematografico” e giocare con le parole. Ad esempio, se devo scrivere « birra », scrivo « Stella ».

 

  • Pensi che ci sia piu maturità nei testi di oggi rispetto a quelli del passato ?

 

In questo momento ho meno voglia di aprirmi rispetto al passato. Quando ho iniziato a scrivere le prime canzoni ero molto sensibile e vulnerabile e certi commenti mi hanno ferito. Forse è per questo che ora utilizzo più metafore nei testi e rimango più distante.

 

  • Quanto può essere difficile gestire la pressione quando si è così giovani ? Ci sono momenti in cui pensi di non farcela ?

 

In realtà non mi risulta difficile, perché fare musica è l’unica cosa che non mi stressa. Da piccolo ero tormentato da molte cose e ritrovavo un pò di pace solo nella musica, perché tutto mi sembrava più semplice e non sentivo nessuna pressione. Anche adesso per me la musica è qualcosa di liberatorio perchè è la mia musica e sono io che decido.

 

  • Qual è secondo te il periodo musicale più bello di sempre ?

 

Senza alcun dubbio gli anni Sessanta, fra il 1956 e il 1965 per essere precisi.

 

  • Nato da padre egiziano e madre franco-algeriana, in che modo le tue origini hanno influenzato la tua musica ?

 

Purtroppo non ho ancora trovato il modo di introdurre questo aspetto nella mia musica ma mi piacerebbe farlo in futuro perché le mie origini sono importanti per me e vorrei che si sentisse nei miei testi.

 

  • Con quali artisti ti piacerebbe collaborare in futuro ?

 

Mi piacerebbe collaborare con dei registi, ad esempio con Gregg Araki perché apprezzo molto i suoi progetti e mi piace l’impronta che dà ai suoi film. Sarebbe un sogno per me creare un brano per lui in futuro.

 

  •  A proposito di futuro, come ti vedi fra dieci anni ?

 

Mi piacerebbe abitare in una vecchia casa di campagna in cima a una collina, con un gatto e una grande biblioteca piena di libri che profumano di antico e tanto verde tutt’attorno.

 

Fiorella

(per leggere l’articolo in francese, cliccate qui )

 

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