Passione (im)mortale.
Non tutte le storie d’amore hanno un lieto fine.
Per il livornese Modigliani e la borghese Jeanne non esiste incipit migliore.
Giovani, artisti e liberi, sedotti del fascino della sregolatezza della Belle Époque, si trovarono incastrati in un amore controverso e sofferto e in una passione che non conosceva limite se non con la morte.
Modì, talento innato, fu un pittore incompreso dall’animo inquieto, dalla condotta morale dubbia e adito ad una vita dissoluta scandita da alcool e droga.
Quando la famiglia di Jeanne venne a conoscenza che la figlia si era legata a lui, la ripudiarono consapevoli di abbandonarla ad un tragico destino. Per Modigliani rinunciò a tutto; alla sua stessa famiglia, all’agiatezza, al calore di una casa e anche alla carriera d’artista.
Tutto per stare accanto ad un uomo tanto capace di donarle amore nei dipinti, ma che non riusciva a concederle nella vita reale.
Vita resa ancora più reale dalla nascita della loro bambina, chiamata come la madre, che non cambiò l’istinto masochista e nemmeno la freddezza di Modigliani, ponendo Jeanne in una situazione che la esasperava ma mai abbastanza forte da indurla a rinunciare a quell’amore così totalizzante.
Ad aggravare ulteriormente il tutto le sue condizioni di salute, compromesse già fin dall’infanzia, che degenerarono in un’irreversibile Tisi.
Arrivato quasi al capolinea della sua vita cercò di rimediare nei confronti di Jeanne.
Chiuse definitivamente il suo rapporto con la Parigi mondana e dissoluta per vivere con lei gli ultimi sgoccioli di una vita che sapeva si sarebbe arrestata da lì a poco.
La sposò, riconobbe sua figlia e diede importanza e dignità a quella famiglia che sempre aveva allontanato.
Il destino però non fu buono nemmeno alla fine. Jeanne rimase nuovamente incinta ma Modigliani non visse abbastanza a lungo per vedere compiuto il suo gesto d’amore.
Dopo una lunga agonia morì a soli trentacinque anni, quando oltre all’amore della donna che non l’aveva mai abbandonato, anche la sua carriera stava prendendo il giusto verso.
Jeanne colta da una lucida disperazione si gettò dalla finestra la stessa notte, trascinando nell’oscurità e nell’oblio anche il figlio che portava in grembo.
La famiglia di lei, durissima anche davanti alla morte, riuscì solo in quel caso a dividerli, non consentendo – malgrado le richieste degli amici- ad un funerale comune.
Quelli del pittore saranno imponenti. Modì venne portato al Pére Lachaise.
Jeanne venne sepolta alle otto del mattino in un cimitero di provincia fuori Parigi.
Accecati dalla rabbia per le scelte sbagliate conseguentemente mortali della figlia, si rifiutano di riconoscere la piccola Jeanne che aveva al momento della morte dei genitori solo quattordici mesi.
La bambina venne adottata dalla sorella di Modigliani, Margherita, che la porterà con sé a Livorno, che la farà crescere e che le darà il cognome, omani diventato celebre, del padre.
Jeanne Modigliani diventerà una critica d’arte e biografa accuratissima di Modì.
Anni dopo riuscirà a far trasferire la tomba della madre accanto a quella di Modigliani unendoli così per sempre. La frase scolpita nella lapide cita: “Compagna devota fino all’estremo sacrifizio”.
Un legame indissolubile che lega a doppio filo l’arte e l’amore così potente da renderli immortali.
Mariolina
Per conoscere meglio Modigliani consiglio:
- Corrado Augias, Modigliani, l’ultimo romantico
- Francesca Diotallevi, Amedeo Je T’aime (romanzo)
- Anna Acmatova, Amedeo Modigliani e il suo mondo
- I colori dell’anima (Film diretto da Mick Davis)