Al teatro Carcano, fino al 30 ottobre, va in scena una commedia brillante di Georges Feydeau “l’Hotel del libero scambio”: se desiderate una serata distensiva, piena di risate, anche se con un leggero sottofondo di amarezza, non dovete perdere questa rappresentazione.
La trama si può riassumere in poche parole: Marcella Paillardin e Benedetto Pinglet, vicini di casa, scontenti del proprio matrimonio, decidono, ciascuno per un motivo diverso, di tradire il coniuge consumando l’adulterio nell’Hotel del libero scambio. Tuttavia, per una serie di imprevisti esilaranti ciò non potrà accadere e si ritroveranno alla fine disposti a ritenere la loro situazione matrimoniale come la migliore possibile.
Quello che importa, però, allo spettatore è il ritmo vivacissimo e perfetto, come gli ingranaggi di un orologio, il susseguirsi di gags scanzonate ma non volgari, la recitazione eccellente da parte degli attori (ricordiamo almeno i due interpreti principali, Nicola Rignanese e Antonello Fassari, ma bravissimi anche tutti gli altri).
Interessante la soluzione scenografica, basata su porte che si aprono e si chiudono, facendo entrare a sorpresa personaggi che creano il gioco degli equivoci e ribaltano improvvisamente le situazioni.
La porta è un elemento caratteristico delle commedie di Feydeau, tutto può in un attimo essere sconvolto, se solo si apre o si chiude quella porta! Pietro Babina, lo scenografo, gioca su tale elemento utilizzandolo come modulo per comporre tutte le scene.
Certo, ripensando al testo e al nuovo adattamento,firmato da Roberto Valerio e Umberto Orsini, ci si rende conto che sotto l’apparenza puramente divertente c’è qualcosa di più: già la scritta a caratteri cubitali “HOT HELL” (cioè”caldo inferno”) che spesso domina la scena e la figura luciferina del direttore dell’albergo fanno trasparire un intento di critica all’ipocrisia della società borghese dell’Ottocento, ma anche dei giorni nostri; del resto il regista conferma questa interpretazione affermando nella locandina: “Una lunga amara risata …deve risuonare nell’animo dello spettatore come un allarme al degrado politico e sociale a cui stiamo assistendo anche nella nostra società.”
Tuttavia questo intento, certamente condivisibile, non appesantisce la rappresentazione che si chiude tra le risate e i lunghi applausi di un pubblico numeroso e soddisfatto.
La mamma di una milanese a Parigi