Il MIO Teatro (alla Scala)
Raccontarvi del Teatro alla Scala di Milano vuol dire per me lasciarvi entrare in uno degli angoli più felici ed emozionanti dei miei ricordi.
Perché nel mio piccolo universo, il Teatro alla Scala significa due cose: la Danza con la D maiuscola ed il mio adorato Nonno.
Il mio incredibile nonno avvocato di 97 anni, ha avuto per anni, decenni interi, un palco alla Scala.
Nel mio immaginario, anche oggi, quel palco è vuoto da quando lui ha smesso, per ovvie ragioni di età, di rinnovare l’abbonamento. Lo so che può sembrare assurdo, ma per me quello é il mio palco, e lo resterà sempre, nessuno ha potuto o potrà prendere il posto che era di mio nonno davanti alla Scena.
Il Teatro alla Scala e il suo sipario, rosso carminio, che viene scostato con grazia estrema dai ballerini, quando escono per accogliere un nuovo meritato giro di applausi.
Il Teatro alla Scala e Coppelia, il mio primo balletto, i miei primi passi in quell’angolo di Paradiso, a 5 anni.
La Scala e Carla Fracci, Oriella Dorella, Luciana Savignano, Alessandra Ferri , Sylvie Guillem, Roberto Bolle.
Li ho visti tutti danzare…
Un sogno si é realizzato quando ho visto danzare Nureyev in una delle ultime apparizioni nel Suo Schiaccianoci, nel ruolo dello zio Drosselmeyer.
Il batticuore che ancora oggi mi pervade quando ripenso al suo arrivo sulla scena ed ai miei occhi di bambina affascinata, é indescrivibile. Ho studiato per anni danza classica, e per me, piccola allieva sulle mezze punte, avere la possibilità di vederlo ballare é stato, ed é ancor oggi, un onore.
Crescendo, il mio legame con questo incredibile Teatro é continuato: ho fatto parte della Scala Giovani ed ho assistito alle prove finali di concerti ed opere, imparando a conoscere i direttori d’orchestra, nei momenti più delicati del loro lavoro: le ultime ripetizioni che precedono la Prima.
Ricordo Riccardo Muti, la sua precisione, la sua serietà, la sua pazienza. Adolescente, diventata appassionata anche di Opera, credo me ne innamorai immediatamente!
Poi divenni un’amica del Loggione, e con il fidanzatino dei miei vent’anni, seguii dall’alto di quel luogo assolutamente magico, abitato da musicisti, cantanti lirici in pensione o in erba, appassionati di ogni età e classe sociale, che seguivano la musica sugli spartiti, tutte le rappresentazioni delle stagioni 1999 e 2000.
Le attese per gli appelli della Prima del 1999 con il Fidelio, l’atmosfera solenne di quel sette dicembre, con la maggior parte degli spettatori del Loggione in smoking ed abito lungo, sono attimi di pura emozione.
Ricordi indelebili, che hanno fatto di me quella che sono oggi, che hanno forgiato la mia sensibilità e che mi hanno legato con un filo, ormai indissolubile, alla musica classica ed a tutte le sue espressioni.
Per tutto quello che vi ho raccontato il Teatro alla Scala sarà sempre il mio Teatro.
IL TEATRO per eccellenza, un fiore all’occhiello della mia città di origine, che per quanto mi riguarda non potrà mai essere paragonato a nessun altro Teatro parigino, con buona pace dell’indubbiamente bella Opéra!