Vestito nero. Perle bianche al collo. Cappello. Sigaretta.
In poche parole Gabrielle Bonheur Chanel, meglio conosciuta come Coco.

Rivoluzionaria signora della moda che con le sue creazioni e il suo eccellente gusto cambiò il modo di vestire le donne.
I suoi abiti, le sue borse ma soprattutto il suo profumo hanno stregato milioni di donne in tutto il mondo.
L’oggetto del desiderio che ha portato però il nome di Chanel nell’olimpo del lusso è indubbiamente il suo profumo, il numero 5.
Per creare la nascita di un mito Coco chiese aiuto al naso esperto di Ernest Beaux, profumiere dello Zar, giunto a Parigi in esilio. Coco era stata chiara. Voleva una fragranza molto femminile. Un mix elaborato e ricercato con un bouquet fresco di sapone che le ricordasse l’unico profumo davvero intramontabile; quello di sua madre.

Fresco, libero e selvaggio come l’aria della Provenza.
Beaux lavorò senza sosta e nel 1921 presentò a Mademoiselle Chanel dieci campioni numerati dall’1 al 10 e dal 20 al 24.
Dopo un’attenta analisi e numerose riflessioni scelse il 5. Il numero 5 sapeva di donna.
Ottanta ingredienti miscelati e dosati con cura e precisione componevano questa armoniosa sinfonia. Rosa di Maggio, Ylang-Ylang delle Isole Comore, Gelsomino di Grasse. Questo mix a contatto con la pelle rendeva seducente ed intrigante qualunque donna. Particolare importanza venne data anche alla confezione che seguiva canoni precisi. Un flacone delle linee pulite e squadrate in stile Art Déco.
Una sola etichetta sulla parte frontale in perfetto stile Maison Chanel. Il numero 5 era pronto per diventare simbolo di eleganza senza tempo.
Ma è davvero tutto oro quello che luccica?

Come in tutte le storie c’è però un lato nascosto ed oscuro, e la storia di questo profumo non è da meno.
Si è infatti sempre e solo parlato di una Coco Chanel diventata icona di stile. Quello che però non si è abituati a sentire è che questa donna pur di vedere realizzata la preziosa fragranza scese a patti con i nazisti. Nei corridoi del lussuosissimo Hotel Ritz si consumava la sua storia d’amore con il Barone Hans Gunter Von Dincklage, un alto ufficiale della Gestapo che la introdusse nelle alte sfere naziste.
Quando venne scelta la profumazione del numero 5, Chanel cercò delle aziende profumiere che lo producessero. Si mise in contatto con i fratelli ebrei Paul e Pierre Werteimer direttori dell’azienda di profumi Bourjois, che accettarono di produrre e distribuire il profumo dando a Coco il 10% della proprietà della linea.
In un primo momento l’accordo soddisfa entrambe le parti, ma quando nel 1927 il profumo diventa il più venduto, non solo in Francia, ma anche nel mondo, Coco iniziò a covare del risentimento nei confronti dei due fratelli.

A suo favore giocò una legge nazista che prevedeva l’esproprio di ogni bene e proprietà agli ebrei. Il piano che Chanel stava per organizzare prevedeva l’estromissione dei due fratelli per insediarsi nell’azienda come unica amministratrice.
Paul e Pierre riuscirono però a scappare negli Stati Uniti e ad affidare l’azienda ad un amico fidato che durante il conflitto mondiale forniva aerei ai tedeschi, preservando così l’immagine di Mademoiselle Coco così come noi tutti la ricordiamo.