Tramontati i radical-chic dell’epoca di Mitterrand, la nuova classe che emergeva a Parigi verso la fine degli anni Novanta era quella dei “Borghesi – Bohémiens”, meglio conosciuti come Bobo.
Si distinguevano facilmente dal resto della folla; maglioni di cashmere nero a collo alto, pantaloni casual (ma tassativamente griffati). Ai piedi sempre l’ultimo modello di Camper. Tocco finale il parka. Naturalmente nero. Unica concessione cromatica una sciarpa rossa, meglio se di qualche stilista emergente.
Ma chi erano questi ragazzi? Senza alcun dubbio appartenevano a classi sociali agiate, ma con idee politiche di sinistra. Come dire, con il portafoglio di destra e cuore di sinistra. Li si poteva trovare un po’ ovunque in città, anche se il loro quartier generale era intorno al Canale S. Martin.
Tra uno hippy e yuppie erano i difensori dell’istruzione pubblica, anche se “i miei ragazzi è meglio che frequentino la scuola privata”.
Rappresentavano i fanatici degli abiti casual. Erano quelli che avevano sostituito i colletti alla Mao con le camicie di Kenzo, e che non avevano idea del costo della baguette perché compravano pane integrale nei mercatini BIO.
Li si vedeva il pomeriggio sulle rive della Senna immersi nella lettura di riviste alternative ed erano poi gli stessi che la sera frequentavano ristoranti stellati.
Erano quelli dei vernissage infiniti e sofisticati al Palais de Tokyo, quelli che consideravano Parigi come il centro del mondo e la Rive Gauche come il centro di Parigi anche se soffrivano di quell’attrazione quasi fatale per gli ex-quartieri operai o per le banlieue, ovviamente chic.
Erano borghesi alternativi, quelli con i piedi ben piantati per terra ma la testa decisamente tra le nuvole.
Giusto per capirci quelli presi di mira dal Front National che ne hanno sempre denunciato l’ipocrisia, il conformismo politicamente corretto delle Élite parigine.
Quando iniziarono a comparire tra le strade di Parigi, furono anche oggetto di studi sociologici e di dossier pubblicati sui maggiori quotidiani, da Le Monde a Le Figaro.
Ma i BOBO balzarono agli onori della cronaca grazie all’americano David Brooks– allora corrispondente in Francia- del Wall Street Journal che scrisse addirittura un libro sull’ascesa sociale di questa nuova classe.
Ma oggi che fine hanno fatto? Di certo non sono scomparsi. Hanno solo lasciato le sponde della Rive Gauche per stabilirsi in quartieri più periferici.
Hanno sempre quell’aspetto volutamente trasandato, fatto di capi firmati e quell’elemento vintage che non deve mai mancare.
Sono rimasti dei consumatori critici che scelgono con cura ciò che acquistano preferendo negozi a chilometro zero e biologici anche se scrivono la lista della spesa sulle loro Moleskine.
Vivono in pied-à-terre apparentemente dismessi… già perché quelle che sembrano vecchie poltrone in realtà sono pezzi di antiquariato!
Si incontrano nelle piccole librerie per intavolare discorsi intellettuali su Baudelaire, Tolstoj ed organizzano sushi-party nei locali più esclusivi della città per raccogliere fondi da devolvere a qualche associazione animalista.
Sono spiriti liberi, che amano spogliarsi delle convenzioni e vivere in pace e armonia con il mondo e con la natura. Si fanno trasportare dagli amori romantici e dal lieto fine.
Amano il viaggio, la libertà e la natura e credono nella capacità di rompere le barriere e i confini non solo geografici ma anche culturali.
Il nuovo Bobo riesce però a conciliare l’essere e l’avere in un modo creativo e senza contraddizioni.
Nel corso di tutti questi anni Il loro stile di vita non ha mia smesso di rinnovarsi e siccome di questa “tradizione” Parigi detiene il primato indiscusso aspettiamo di vedere quale sarà la loro prossima evoluzione. Occhi ben aperti!